La morte di Marat secondo Munch
Edvard Munch, Løten 12 dicembre 1863 – Oslo 23 gennaio 1944
La morte di Marat, 1907, Munch-Museet, Oslo
Edvard Munch è sicuramente il più conosciuto degli artisti norvegesi e il suo dipinto più famoso, “L’urlo” rappresenta uno dei capolavori indiscussi dell’arte mondiale. Munch rappresentò il soggetto della morte di Marat non solo come una riproposizione del dipinto omonimo di Jacques-Louis David, ma vi inserì i temi a lui più vicini e, a differenza del pittore francese, presentò nel dipinto Charlotte Corday, l’assassina del politico francese. Nelle due versioni realizzate si nota una piccola differenza nella composizione: mentre nella seconda versione la disposizione dei soggetti cita in modo evidente l’opera di David, nella prima Munch gioca molto di più con la prospettiva presentando Marat, sempre nella stessa posa, ma disteso nel letto in modo obliquo, e mostrando una porzione di tavolo con vari oggetti sopra, in questo caso si nota il richiamo alle prospettive dei tavoli di Paul Cézanne. Charlotte Corday per Munch rappresenta sia la donna che l’assassina: una vera e propria sacerdotessa della morte, una femme fatale. Il colore dei capelli, ovvero il rosso, assieme alla esasperata nudità, rappresenta per il pittore norvegese l’erotismo, ma non necessariamente positivo: infatti a causa della sua infanzia travagliata, durante la quale perse la madre e la sorella, Munch non riuscì mai a legarsi stabilmente con una donna provando una vera e propria paura della presenza femminile. Questo tema infatti fu riproposto in molte altre sue opere ed è importantissimo nella sua raccolta chiamata “Fregio della vita”.
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